BAGOLARO (QR1)

“Caro visitatore, desidero presentarmi: sono un BAGOLARO, nome scientifico Celtis australis, faccio parte della famiglia delle Cannabacee; nonostante questa mia familiarità un po’… problematica, sono una pianta assolutamente innocua, spontanea, originaria dell’Europa Meridionale, dell’Africa del Nord e dell’Asia Minore. La mia è una crescita molto lenta, ma posso diventare plurisecolare.

Mi chiamano “spaccasassi” per la forza e la forma delle mie radici che, secondo una leggenda, riproducono gli artigli di Lucifero, conficcati nel ramo  di un mio antenato, dopo la sua cacciata dal Paradiso.

Non sono un albero autoctono, sono stato piantato in questo luogo all’inizio del ‘900, cento anni dopo l’interramento dell’acquedotto romano, che ha dato origine all’attuale Viale XX settembre, tanto amato e frequentato dai giovani triestini.”

“Ti informo che l’urbanizzazione delle contrade di Chiozza (l’area alle tue spalle), del Farneto (l’attuale via Ginnastica), del Boschetto (oggi via Slataper), della Corsia Giulia (l’attuale via Giulia), della Corsia Stadion (oggi via Battisti), è iniziata a partire dall’ ‘800. Queste strade rappresentano, assieme a via Rossetti, le direttrici portanti del progetto urbanistico fortemente voluto dall’Imperatore d’Austria Francesco II.

Gli attuali sobborghi di San Giovanni e di San Luigi erano in quell’epoca aperta campagna, coltivata a vigneti ed orti.

Mappa 

La tardiva “modernizzazione” del Borgo Franceschino rispetto ai “cugini” Teresiano e Giuseppino rese il Viale XX Settembre il cuore del nuovo borgo per l’eleganza dei suoi edifici, mentre la concentrazione di attività artistiche, letterarie, ludiche e commerciali, fecero diventare il Viale la meta privilegiata dell’alta borghesia triestina nel periodo della Belle Epoque, tra il 1870 ed il 1914.

Il Caffè Portici di Chiozza era un punto d’incontro di intellettuali come Italo Svevo, James Joyce e molti altri,  e di artisti come Veruda e Wostry, interpreti quest’ultimi, alla fine del XIX secolo, di una delle maggiori stagioni dell’arte pittorica triestina

Interno di una sala di caffè

Oggi l’inizio del Viale vede la presenza della Fontana del Giano Bifronte, realizzata nel 2004 dall’architetto Luciano Celli, molto noto a Trieste ed autore di numerosi ed importanti progetti in città ed all’estero, tra le quali da ultimo il nuovo Stadio di calcio “Nereo Rocco” a Trieste.

Le maschere di Giano Bifronte sono derivate dal calco dei mascheroni situati sulla cornice sotto la gronda del Politeama Rossetti. 

La vasca è sistemata dove all’inizio dell’800 c’era un cancello che chiudeva l’accesso ai giardini privati dei nobili e dei cittadini benestanti.

Il  XX  secolo ha visto la progressiva scomparsa di questa realtà sociale riservata a pochi, ed il passaggio della zona da un ambiente agreste e silenzioso all’attuale caotica e rumorosa presenza di bar, gelaterie, pasticcerie, paninoteche, pizzerie, ristoranti di cucina etnica , di fiere stagionali che certo non sono all’altezza di quello che è stato il primo  elegante passeggio cittadino.

Proseguendo  incontriamo un mio coetaneo, anch’esso piantato all’inizio del ‘900.”