cerro (qr3)

Nella dolina del Sentiero Ressel

“Sono un CERRO, per gli scienziati Quercus cerris, appartengo alla famiglia delle querce, con le quali ho affinità ma anche differenze; questa specie simboleggia ospitalità e resistenza.

Posso vivere fino ad ottocento anni e, come l’olivo, avrei una lunga storia da raccontare. Al momento mi limito a dirvi solo che sono presente in molte religioni, nei miti e nelle leggende, come pianta rispettata e venerata e fonte di benessere per l’energia che trasmetto a chi mi abbraccia. Si dice che un cerro impieghi 300 anni per crescere, 300 per vivere e 300 per morire.

Vivo in questa area, dentro una proprietà privata : guiderò voi ciclisti in questa pedalata verde attraverso il bosco Igouza eventualmente fino al noto Equile di Lipizza, in territorio sloveno.

Il sentiero Ressel si snoda per quattro chilometri in piano accidentato ed offre al ciclista dei punti di riferimento con tabelle informative su flora, fauna e geologia del territorio.

All’inizio del percorso incontrerete un tiglio secolare senescente riconoscibile per la chioma appiattita.

La mappa allegata individua il percorso su prevalente sterrato carsico che, dopo circa un paio ore, ritrova il parcheggio TRUM, punto di partenza anche della quasi parallela Strada Imperiale per Vienna, un’alternativa meno ripida della strada commerciale per Opicina per il trasporto delle merci su carro.

Una curiosità dell’area è la dolina , tipico avallamento carsico, che ospita una colonia di cerri il più alto dei quali trasmette energia se abbracciato.

Questi alberi crescono quasi indisturbati- i figli nati dalle ghiande sfuggite agli animali selvatici crescono vicino ai genitori-beneficiando del microclima e del terreno più acido mentre i loro cugini, rovere e roverella, preferiscono terreni calcarei più basici.

La dolina ospita abeti rossi e greci, frassini preferiti dai fringuelli e un variegato campionario di arbusti.

Al ritorno del percorso si può raggiungere, attraverso il bosco Pozzetta, il paese di GROPADA dove vive la quercia napoleonica, anch’essa memoria storica e con poteri energizzanti, prima di ritornare a Basovizza.

Sempre a Basovizza ha sede un’altra importante istituzione, l’Osservatorio Astronomico voluto da Maria Teresa d’Austria nel 1753, il primo a testimoniare nella città di antichi naviganti l’importanza delle stelle, luogo scelto, nel 70’ per sfuggire all’inquinamento luminoso del centro cittadino.

Grazie alla direzione dell’astro-fisica Margherita Hack il centro è diventato un moderno istituto di ricerca a carattere internazionale.

La specola presenta un’esposizione degli strumenti per l’osservazione delle stelle, la cupola con il telescopio permette la visione dell’universo.

Basovizza è anche il ricordo delle foibe. Foiba è il termine per una caverna verticale tipica dell’ambiente carsico.

La foiba di Basovizza, in origine un profondo pozzo per l’estrazione del carbone, poi abbandonato per la sua improduttività, è diventata sinonimo di una tragedia nella secolare contesa tra la popolazione italiana e quella slava per il possesso del territorio dell’Adriatico orientale.

L’inizio del cruento scontro etnico si ha alla fine della prima guerra mondiale, quando il disegno del confine tra Italia e Yugoslavia,  dettato dalla così detta linea Wilson, penalizzò gli slavi: il malcontento, covato  per alcuni decenni, sfociò in una reazione violenta  e sanguinosa  contro i cittadini italiani quando i partigiani e l’esercito di Tito massacrarono, tra il 1943 ed il 1945, avversari politici, poliziotti, militari e civili,  che furono gettati nella foiba.

A ricordo di tutte le vittime dell’eccidio sull’area è stato realizzato un Sacrario con annesso un centro di documentazione.

Foiba di Basovizza

Nel 2005 il Parlamento Italiano proclamò il 10 di febbraio Giornata del Ricordo, dedicata alle vittime delle foibe.

Benchè isolato, sono al corrente delle guerre che insanguinano il mondo che condividiamo: l’essere umano, invece che imparare dai propri errori, continua ad autodistruggersi danneggiando la natura, che è la fonte della sua esistenza. Pensate: se la maggior parte degli alberi smettesse di produrre ossigeno, la categoria degli esseri umani, che pretende di essere al vertice  dei regni animale e vegetale, finirebbe in coda, se non estinta.

Per questo vi chiedo rispetto, che è segno di civiltà, conoscenza, che è segno di cultura, e protezione, che è segno di lungimiranza. “Grazie della visita e buon ritorno.”