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Dolina di Percedol

“Mi presento, sono un CERRO, il mio nome scientifico è Quercus cerris, come vedete sono un albero davvero monumentale,  appartengo alla famiglia delle fagaceae, ho 200 anni di vita, sono originario dell’Europa sud-orientale e, se tutto va bene, spero di vivere per altrettanto tempo.

Sono lieto di farvi da guida in questa area lunga 400 metri e larga 270, che ospita un ecosistema unico, favorito dall’inversione termica, caratteristica di tutte le doline carsiche, che sono create dall’azione chimica e meccanica dell’acqua meteorica sulle rocce calcaree.

Questo fenomeno genera delle vaschette  superficiali piene d’acqua che servivano ai pastori per abbeverare le bestie e se stessi, proteggendosi contro le malattie con una ghirlanda di aglio al collo,  un artigianale vermifugo.

E’ stata una pista di pattinaggio per generazioni di triestini in quanto il laghetto gela durante l’inverno.

Durante la guerra i bambini del posto raccoglievano e rivendevano ai farmacisti della zona  le sanguisughe  per i salassi e con il ricavato si compravano il biglietto del cinema ad Opicina.

Questo salto climatico, che  è stato sfruttato dai soldati della Grande Guerra per conservare gli alimenti, dà origine a differenze marcate tra la vegetazione del fondo, quella dei versanti e quella superficiale.

Scendendo verso il laghetto su un comodo sentiero, si può notare che la vegetazione illirica con il carpino nero ed il frassino scompare per lasciar posto al cerro ed al carpino bianco.

Sul fondo, intorno al laghetto, ci sono pioppi ed olmi di crescita spontanea ed altri piantati dall’uomo,  quali l’abete bianco, l’abete rosso, l’abete greco, il salice caprino e il salice piangente.

Alla base del versante occidentale c’è il gruppo di cedri dell’Himalaya e sul lato opposto un piccolo boschetto di querce rosse.

Capite bene che gestire questo ONU vegetale non è cosa affatto facile: occorre la bacchetta magica di Harry Potter!

La peculiarità della dolina è arricchita dalla presenza di anfibi, in particolare la rana di Lessona e la raganella, tutte specie autoctone.

Ho ancora molto da raccontarvi, ma mi fermo qui.

Vi suggerisco di abbracciare uno di questi compagni verdi durante la passeggiata e restare in silenzio: sarete felici voi,  il selezionato ed io che ho dato il consiglio.”

A Rupinpiccolo, qui vicino,  potrete visitare la casa-museo delle nozze carsiche celebrate ,in agosto, in costume popolare seguendo le fonti storiche ed etnologiche degli usi nuziali del Carso; a Monrupino la rocca, una fortezza con all’interno il Santuario di Santa Maria Assunta dove ammirare la pala raffigurante la Santissima Trinità.

Se invece decidete di scendere verso Trieste, una deviazione  consigliata è quella per il Santuario Mariano di Monte Grisa dove poter godere di una vista spettacolare della città e del golfo.

Il tempio mariano, esempio di architettura brutalista, è a forma di triangolo che ,nel linguaggio simbolico biblico, rappresenta la trascendenza divina come simbolo ed evoca la lettera M come simbolo della Vergine Maria.

La Casa del Pellegrino è un pit-stop per riprendere fiato prima della volata finale.